L’intelligenza artificiale non è un mostro: la visione ottimista di Leibovitz per un futuro collaborativo

Ho sempre considerato il sapere fare fotografia una specie di superpotere.

Nel continuo susseguirsi di immagini che scorrono davanti ai nostri occhi, il sapere cogliere l’attimo che poi visto in fotografia ti fa gridare al capolavoro è per me, che faccio parte di quella schiera che “scatta” e fotografa la qualunque, una specie di “dono”.

Quando è arrivata l’Intelligenza Artificiale è stato un “dono” per chi, come me, non sa che pesci pigliare quando deve scattare una fotografia.

Oltretutto abbiamo anche l’avvallo di un’incredibile professionista.

In un’epoca in cui l’intelligenza artificiale sta rivoluzionando il mondo dell’arte e della creatività, suscitando al contempo timori e preoccupazioni, una voce autorevole si leva per offrire una prospettiva incoraggiante. Annie Leibovitz, non solo non teme l’impatto dell’AI sulla fotografia, ma la vede come un’entusiasmante opportunità per espandere gli orizzonti creativi.

Leibovitz è senza dubbio la fotografa vivente più famosa al mondo, grazie in gran parte alle figure iconiche che ha immortalato nei suoi 50 anni di carriera.
Rara è la celebrità che non è stata davanti al suo obiettivo: da un John Lennon nudo

che abbraccia la moglie Yoko Ono su un letto

a una Demi Moore incinta (e anche lei nuda), ai leader mondiali come la Regina Elisabetta, Barack Obama ed Emmanuel Macron – e centinaia di celebrità nel mezzo.
Molti vedono la fotografia come minacciata dall’emergere di strumenti di intelligenza artificiale in grado di generare immagini da semplici istruzioni testuali.

Ma Leibovitz vede solo nuove opportunità.

“Questo non mi preoccupa affatto”, ha detto all’AFP.

“Con ogni progresso tecnologico ci sono esitazioni e preoccupazioni.
Devi solo fare il grande passo e imparare a usarlo.”

Dice che le immagini generate dall’intelligenza artificiale non sono meno autentiche della fotografia.

“La fotografia in sé non è realmente reale… mi piace usare PhotoShop. Utilizzo tutti gli strumenti disponibili.”

Anche decidere come inquadrare uno scatto implica “un certo livello di editing e controllo”, ha aggiunto.

L’AI? Per Annie Leibovitz è un nuovo, grande giocattolo

Secondo me per tante persone è una condizione normalissima. Anch’io ogni volta che scopro qualcosa di virtuale oppure no, muoio dalla voglia di provare una nuova esperienza. Nel limite del possibile, io proverei di tutto.

‘Un vero onore’
Lo scorso 20 marzo, Annie Leibovitz è stata nominata membro associato straniero dell’Accademia francese di belle arti durante una cerimonia presso l’Istituto di Francia.

“Ma è un onore più grande per la fotografia”, ha aggiunto, ricordando che ci è voluto fino al 2004 perché il primo fotografo entrasse a far parte dell’accademia, che ha più di 200 anni.

“Mi piace stare dietro la telecamera, non davanti”, ha detto Leibovitz.

“Quando ero una studentessa di fotografia, Cartier Bresson era uno dei miei eroi”, ha detto del fotografo pioniere francese Henri Cartier-Bresson

Certo, il progresso porta sempre con sé un pizzico di timore. Ma per la Leibovitz, la chiave è “fare il grande passo” e tuffarsi a capofitto in questo nuovo mondo. Insomma, invece di scappare dall’AI urlando (magari in preda ai timori di un’Apocalisse), bisogna prenderla per mano e portarla a fare un giro nel parco giochi della creatività.


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