Sogni: Pillole di realtà o evasioni immaginarie?

 I sogni sono una forma “spontanea” di psicoterapia: aiutano a scaricare la nostra emotività. Ricordarli può essere un utile esercizio di riflessione introspettiva.

Sebbene di loro sappiamo ancora molto poco, non si commette un errore a ritenerli un’attività mentale strutturata e complessa, proprio come i nostri pensieri.

Nonostante i progressi delle neuroscienze, il livello di prevedibilità dei sogni è ancora limitato. A poche delle tante domande che ci poniamo su di essi siamo riusciti a dare risposte complete.

Spesso i sogni risultano delle evidenti trasposizioni allucinatorie che rispecchiano un aspetto della realtà non risolto il giorno precedente o anticipano soluzioni a un problema, nel senso che abbiamo pensato come superarlo nel momento del sogno piuttosto che durante la veglia.

Questa è la parte affascinante dei sogni, questa commistione di realtà e pseudo realtà che inconsciamente e involontariamente avviene sotto ai nostri occhi senza che niente possa impedirlo.

Niente ci può impedire di sognare cose belle o cose brutte, cose pulite oppure sconce.

I sogni, per loro natura, sfuggono al nostro controllo razionale. Possono trasportarci in mondi meravigliosi e incantati, oppure sprofondarci in scenari inquietanti e spaventosi. La loro vastità e imprevedibilità è ciò che li rende affascinanti e misteriosi.

Piuttosto, possiamo utilizzare i sogni come strumento per esplorare il nostro subconscio, comprendere meglio noi stessi e le nostre emozioni. Prestare attenzione ai dettagli dei nostri sogni e riflettere sul loro significato può aiutarci a scoprire aspetti nascosti della nostra personalità e a risolvere eventuali conflitti interiori.

La cosa più importante è non dare giudizi ai nostri sogni, ma accoglierli con apertura e curiosità. Possono essere una preziosa fonte di ispirazione, creatività e conoscenza di sé.

A metà del secolo scorso si credeva che i sogni non ci tenessero compagnia tutta la notte, ma che si verificassero unicamente durante il sonno REM. In altre parole si era convinti che avessero un loro preciso momento d’essere. Da molto tempo si sa che questo concetto era improprio.

Si è scoperto invece che è un’attività mentale durante tutto il sonno. Attraverso esperimenti si è scoperto, però, che la maggiore probabilità di ricordare un sogno avviene se si sveglia una persona all’improvviso, specialmente in una fase REM.

Capire che proprio in questa fase la nostra mente elabora contenuti fantastici non è stato difficile. E’ bastato svegliare alcuni volontari nel sonno REM e chiedere loro che cosa avevano sognato. La risposta si concretizzava nel 90 per cento dei casi in un resoconto dettagliato, ricco di particolari, sensazioni e personaggio che animavano trame avvincenti, bizzarre, logiche.

I risultati ottenuti hanno permesso di superare la precedente dicotomia tra sonno REM (fase dei sogni) e sonno non-REM (fase in cui non si sogna) e di proporre una continuità tra i sogni e l’intero periodo del riposo notturno. I sogni che si ricordano al mattino sono pertanto solo una piccola punta di un enorme iceberg, con il quale si può raffigurare l’intensa attività cerebrale che si svolge nell’intero arco del riposo notturno.

Il fatto che noi tutti ricordiamo il più delle volte i sogni al mattino è perché, se non abbiamo particolari incombenze da compiere immediatamente dopo il risveglio, troviamo il tempo e la concentrazione per recuperare frammenti di attività mentale che hanno preceduto il risveglio. Se fossimo stati svegliati da un rumore improvviso nel bel mezzo della notte, probabilmente i sogni rievocati sarebbero stati ancora più numerosi. 

I sogni, pur non potendo essere controllati, possono essere influenzati dalle nostre esperienze, dai nostri pensieri e dalle nostre emozioni. Alimentando la nostra mente con immagini positive e stimolanti, possiamo predisporre il terreno per sogni sereni e proficui, capaci di ispirarci e di accompagnarci verso nuovi orizzonti di conoscenza e di realizzazione personale.

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